Plumbago auriculata – Che poi tutto, piano piano, torna. Così il nostro plumbago, che arriverebbe dal Sud Africa, dal Capo di Buona Speranza, ne ebbe almeno due di padrini a battesimo: Carl Peter Thunberg (il botanico svedese che cercò di entrare in Giappone come mercante olandese protestante) e il Lamarck (Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet cavaliere di L., nientemeno), un francese cattedratico di ‘zoologia dei vermi e degli insetti’, sic.
Il dolce Thunberg che stazionò al Capo per un buon periodo, vista la pianta nel 1794, la chiamò P. capensis, piombaggine del Capo. Non faceva una piega. Ma parrebbe che poco tempo prima, nel 1786, il Sonnerat l’avesse anch’egli “scoperta” poco più in là, nelle Indie Orientali, e recapitata al Lamarck.
Questi, viste – non si sa bene come – delle ‘orecchiette’ alla base delle foglie aveva invece optato per un P. auriculata. E i nomi ci restano entrambi (ma ‘auriculata’ è quello accettato). Il fatto è che probabilmente le navi della Compagnia Olandese delle Indie Orientali includevano nella loro rotta commerciale il Capo, dove si fermavano per fare rifornimento. E qui qualcuno avrebbe preso alcune piante di plumbago per poi trasportarle nelle Indie. Ecco fatto. Succede: alle piante piace viaggiare, con i mezzi che riescono a trovare.